FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI Ma nemmeno per gestire male i vostri risparmi!

Già pubblicato su INVESTORS' MAGAZINE, numero 2 anno 2016


Ispirandoci a Dante nel XXVI Canto della Divina Commedia, esortiamo  l'applicazione dell’ingegno per evitare di cadere nelle trappole mentali e in quelle tese dall’offerta del sistema bancario.

Nel corso della mia vita lavorativa ho avuto la fortuna di incontrare decine e decine di risparmiatori: ascolto le storie personali di ciascuno di loro con attenzione e con sincero interesse, ma confesso che spesso c’è da rimanere sconcertati davanti a certi racconti!

A volte infatti sento storie epiche di quanto alcuni siano stati abili nell’evitare il “crollo del mercato” verificatosi nell’anno domini 99XX, altre volte invece ascolto le storie drammatiche di come siano invece precipitati giù per il dirupo per colpa di tizio della banca XYZ che aveva garantito loro che si sarebbe verificato un certo evento che avrebbe fatto impennare i mercati, ma garantito proprio, però poi è andata diversamente perché “i pianeti non si sono allineati come previsto...”, e questi sventurati risparmiatori sono finiti per consolidare delle perdite importanti.

Con il tempo sono giunto alla conclusione che la pessima gestione del denaro operata dalla stragrande maggioranza dei risparmiatori italiani mostri, quasi sempre inconsciamente, una perversa simmetria con il gioco d’azzardo, gambling in lingua inglese, che è profondamente diverso da play, il gioco giocato per il divertimento. 

“...sono sicuro che queste azioni saliranno perché so che uscirà una buona trimestrale, me lo ha detto il gestore della mia banca sotto casa che conosco da anni e mi fido di lui/lei…”.

Forti delle proprie convinzioni e schiavi delle proprie illusioni, in verità quello che fanno gli investitori allo sbaraglio è affidarsi completamente al caso. 

Spiego con un esempio che cosa significa affidarsi al caso: lo sapete che cosa succede quando lanciate per una sola volta una coppia di dadi? Succede che ne può uscire, casualmente, una fortunata combinazione di sei+sei; ma il fatto è che con lo stesso grado di probabilità può uscire anche la combinazione meno fortunata, ovvero uno+uno. 

Applicando questo esempio all’ambito del risparmio e degli investimenti, invece, quello che si deve fare, razionalmente, è semplice: si devono pianificare tanti, tantissimi lanci della nostra coppia di dadi, tenendo a mente cosa ci insegnano gli studi statistici circa i risultati dei numeri che usciranno… la tendenza è quella di aderire alla media tra due e dodici: sette!!! 

Dobbiamo essere coerenti e cercare di ottenere tante volte sette con altrettanti numeri di casi. 

I dati statistici sul lancio dei dadi: questa tabella indica i risultati di 36 lanci di dadi. Il numero che esce con maggiore frequenza è 7 - ovvero la media tra il risultato minimo e quello massimo (2 e 12). 

L’esempio più eclatante di quanto siano bizzarri certi meccanismi mentali e di quanto siano forti e radicate nella testa le illusioni psicologiche, l’esempio perfetto di un gioco in cui il caso la fa da padrone mentre i giocatori non ne sono consapevoli, è il Superenalotto...

Il Superenalotto è la lotteria che ha letteralmente stregato gli italiani e che ahimé ancora troppo pochi, a ragione, definiscono la “tassa sulla stupidità”. Il Superenalotto è ampiamente pubblicizzato, è una enorme macchina mangiasoldi che illude un grandissimo numero di italiani i quali non riescono a rendersi conto di come vincere sia praticamente impossibile. 

Le schede del gioco del Superenalotto

È imbarazzante quanto ciò sia evidente, ma molte, moltissime persone insistono e spendono sempre parecchio denaro per riempire delle schedine. Un esperto di statistica affermerebbe che è totalmente folle giocare al Superenalotto, e ancor di più elaborare quei sistemi che portano a sprecare un sacco di denaro, il più delle volte guadagnato peraltro con fatica. 

Non ha nessun senso logico nemmeno quella pratica che consiste nell’andare a giocare e rigiocare gli stessi numeri, oppure i numeri sognati o a maggior ragione quei numeri ritardatari che non escono da più estrazioni, in quanto è ovvio che in ciascuna estrazione ogni numero ha la stessa probabilità di uscire rispetto ad un altro. Inutile quindi mettersi a ragionare su quale numero scommettere in un meccanismo talmente balordo.

Il contributo apportato dai media al carrozzone di questo gioco consiste nel raccontare con grande enfasi la storia del fortunato vincitore che si ritrova d’emblée nel suo conto corrente una cifra con molti zeri davanti. Peccato però che mai nessuno parli degli n milioni di giocatori sfortunati che non vincono: perché questi certo non fanno notizia…

L’approccio che hanno i giocatori verso il Superenalotto è lo stesso che hanno certi risparmiatori nella gestione del proprio denaro (perché i mercati sono casuali e non sono efficienti). 

È dimostrabile. Come e quando?  Ecco l’esempio: il piccolo risparmiatore fai-da-te e la sua ricerca dilettantesca del market timing, ovvero la ricerca del momento perfetto per entrare o uscire da un investimento, che è quasi sempre una singola azione (rigorosamente italiana, perché la sentiamo vicina, e la conosciamo meglio; l’errore comportamentale noto come home bias)! Ricerca del timing operata basandosi sulle notizie sentite al telegiornale o, peggio, sui consigli dell’amico super esperto già precedentemente citato: alla fine sono più i danni prodotti rispetto ai benefici... 

Non sempre conviene essere “giocati dal caso”. 

Fatti non foste a viver come bruti: i tempi cambiano ma noi non vogliamo cambiare 

È arrivato il momento di svegliarsi dal sonno profondo.

È già tardi per rendersi conto del fatto che sono venute a mancare molte delle certezze e molte delle sicurezze con le quali fino a qualche anno fa era possibile costruire un patrimonio solido e sicuro, immune da contagi e rischi finanziari di varia natura. Per di più, per fare questo non era nemmeno necessario essere dotati di particolare acume e preparazione finanziaria.

Pensate agli immobili: per effetto dell’inflazione e dell’incremento demografico, per decenni le quotazioni degli stessi sono cresciute in larga misura e, quando sono stati messi a rendita, hanno potuto generare profitti robusti e costanti. 

Oggi invece i proprietari di immobili si ritrovano a dover far fronte a: inasprimento fiscale, inquilini morosi tutelati dalla legge e quotazioni precipitate per sovrabbondanza di offerta e scarsità di domanda…

Ma la percezione dell’immobile come “investimento sicuro” fatica a sradicarsi dalla mente del risparmiatore italiano: se ipoteticamente esistesse una quotazione ufficiale del valore degli immobili e fosse pubblicata magari su un quotidiano nazionale, è probabile che questa percezione distorta si potrebbe allineare alla realtà dei fatti. 

Per quanto riguarda gli investimenti finanziari, pensate a come si investiva solo fino a dieci anni fa: titoli di stato italiani e obbligazioni bancarie a man bassa, certificati di deposito, pronti contro termine e qualche azione da tenere in cassetto per godere dei generosi dividendi. Replicare oggi questo modus operandi significherebbe esporsi a rischi ormai non più giustificabili in rapporto alla redditività attesa. 

Nell’era dei tassi a zero non è più scontato destinare i propri risparmi ai buoni del tesoro, non solo per i rendimenti risicati ma anche per le C.A.C. - le clausole di azione collettiva introdotte nel 2013 che pochi conoscono e che per alcuni aspetti fanno concretamente somigliare i BTP a delle obbligazioni subordinate.

Ugualmente nell’era del bail-in non è più sicuro finanziare le banche sia sottoscrivendo allo sportello le loro obbligazioni in collocamento, sia partecipando direttamente al rischio di impresa acquistando le loro azioni, peggio ancora se non quotate! 

Stop. Game over.

Si è visto come il problema della esasperata concentrazione dei rischi sia stato completamente trascurato dai clienti (per quanto poco consapevoli) delle quattro banche fallite a fine 2015 prima, e con le Popolari Venete poi. 

Per qualcuno è già troppo tardi, ma gli altri possono ancora correre ai ripari. Come?

Scegliendo partner (banche) solidi e consulenti di comprovata serietà e competenza. Ma non solo: diversificando, pianificando, informandosi di più rispetto a prima.


...ma per seguir virtute e canoscenza: 

l’investimento in cultura è quello che paga i migliori dividendi!


Nel XXVI canto de La Divina Commedia di Dante, di cui si cita il celebre verso nel titolo, “...si tratta de l’ottava bolgia contro a quelli che mettono aguati e danno frodolenti consigli…”

Molto spesso dietro le storie di risparmio tradito di cui tutti noi nei tempi recenti abbiamo tanto letto e sentito e delle quali vicende abbiamo ben conosciuto le conseguenze, c’è stata la miscela esplosiva di una coppia di elementi: da una parte la mancanza completa di trasparenza delle banche e dall’altra l’inadeguato livello di informazione e preparazione dei risparmiatori. 

Recentemente è stato pubblicato un interessante studio (si veda l’articolo del Sole 24 Ore PLUS di sabato 9 gennaio 2016 con il titolo “Il prezzo sbagliato dei bond” di Marcello Frisone) dove vengono analizzate e confrontate due obbligazioni subordinate emesse da due banche popolari venete: la prima destinata agli investitori istituzionali (vale a dire fondi pensione, banche, fondazioni, ecc.), la seconda destinata ai piccoli risparmiatori e distribuita allo sportello. 

La probabilità di perdere e di guadagnare sulle obbligazioni subordinate: confronto tra due bond subordinati dove oltre all'applicazione dei calcoli probabilistici CONSOB (vedi Quaderno di Finanza Consob numero 63 del 2009), viene fatto l'unblunding (scomposizione) del prezzo di acquisto. Immagine tratta dal Sole 24 Ore Plus di sabato 9 gennaio 2016 e rielaborata. 

Come si può vedere nell'immagine qui sopra, emerge in maniera imbarazzante ed esagerata la disparità di trattamento, a sfavore - ovvio - del piccolo risparmiatore, rispetto all’investitore istituzionale. 

Sul piccolo risparmiatore non solo ricadono maggiori costi rispetto a quelli applicati all’investitore istituzionale (che non accetterebbe mai condizioni fuori mercato), ma il rischio a cui lo stesso si espone (di nuovo inconsapevolmente) risulta non essere adeguatamente remunerato. 

Abbiamo imparato dunque che è indispensabile stare lontani da situazioni di palese conflitto di interessi perché queste producono solamente danni per i risparmiatori? 

Concludo con una provocazione: Standard & Poor’s Ratings Services assieme alla Banca Mondiale cura periodicamente uno studio sul grado di educazione finanziaria nel mondo. In questa classifica l’Italia occupa costantemente i posti in fondo alla classifica… dietro alcuni paesi in via di sviluppo come ad esempio il Senegal, lo Zambia, il Togo, il Benin, il Madagascar, la Bolivia.

Non è forse questo un (umiliante) paradosso per il paese che ha inventato la banca molti secoli fa? Non siamo forse noi quelli che hanno inventato l’assegno bancario? 

Mi domando se qualche tempo fa il Governo italiano avesse proposto in luogo degli 80 euro in busta paga, di ricevere ogni mese l’equivalente di 80 euro in libri, libri che ipoteticamente permettono di istruirsi ed evolversi e crescere a tal punto da poter guadagnare 80.000 euro al mese in dieci anni… quanti avrebbero rinunciato al cash in tasca? 

 

 

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